Human Resources & gestione del personale: come costruire un team che funziona davvero

Ottobre 30, 2018
Organizzazione aziendale

Le risorse umane sono come le risorse naturali, giacciono in profondità, ecco perché bisogna andarle a cercare e soprattutto bisogna creare le condizioni affinché queste si manifestino. (Ken Robinson)

Fra sigle e anglicismi: Human Resources, HR, o più semplicemente Risorse Umane

Cosa si intende per risorse umane? Parliamo di tutte le persone che all’interno di un’organizzazione pubblica o privata prestano la propria opera, ma soprattutto il proprio capitale umano al fine di dare un contributo allo sviluppo dell’organizzazione stessa.

I termini “risorsa” e “capitale” sottilineano il valore di questo insieme di persone – in termini di competenze e professionalità –, che diventa un fattore di vantaggio competitivo sia per la singola azienda sia per l’intero sistema economico. E proprio come avviene per tutto ciò che aiuta a portarne avanti gli obiettivi (dai macchinari alle procedure), è importante investire anche sul personale, al fine di ottimizzare performance e qualità dell’operato.

Una squadra vincente: coordinare e gestire al meglio le risorse umane

Per quanto si possano considerare parte degli ingranaggi fondamentali per il funzionamento di un’azienda, queste risorse sono appunto “umane”, sono singoli individui dotati di un’infinità di sfaccettature: bagaglio culturale, esperienze, desideri, aspirazioni, ma anche piccole o grandi debolezze. E un manager che vuole bene alla propria azienda in tutte le sue parti, che vuole vederla crescere, dovrebbe tenere conto degli aspetti psicologici e motivazionali, del semplice lato umano del personale con cui collabora.

Attraverso una serie di strumenti che possono accorrere in suo aiuto, un buon leader dovrebbe generare nelle persone un certo grado di consapevolezza delle proprie competenze, capacità, attitudini e aspirazioni nelle varie fasi della loro vita professionale. Con una buona dose di ascolto, trasmettendo la sua stessa passione e ambizione, e favorendo la meritocrazia, sarebbe in grado di farne emergere le qualità individuali, i talenti.

Ed è naturale che quando una persona è motivata e si sente apprezzata renda meglio in termini di efficienza ed efficacia, e si senta parte integrante dell’organizzazione, si senta in grado di fare la differenza con il proprio contributo nello sviluppo e nei successi dell’azienda.

Indubbiamente le difficoltà non mancano e, fra le altre, la diversità generazionale potrebbe essere percepita come un ostacolo. Allo stesso tempo, però, è anche un’opportunità di crescita. Le differenze di pensieri, valori, modelli organizzativi possono comunque convivere senza necessariamente portare a scontri. Potrà essere complicato trovare la strada per farli convivere e valorizzarli, ma sono il riflesso della società, della storia e di tutti i cambiamenti che sono avvenuti in passato e che ci attendono in futuro. E se armonizzati, se fatti lavorare insieme, possono creare delle solide fondamenta.

Come farlo?

La costanza è sicuramente un fattore essenziale: non bisogna fermarsi alla superficie del processo di ricerca, selezione e reclutamento del personale.

Investire sulle persone significa, come detto in precedenza, tenere in considerazione il lato umano, far emergere le qualità individuali. La capacità di un buon manager sta, tra le varie cose, nel collocare il proprio personale nella giusta area di competenza, ma anche di farla crescere attraverso attività di formazione in grado di conferire un’adeguata base culturale, tecnica e professionale per applicare le capacità individuali in compiti diversi.

È possibile quindi intervenire sul modo di lavorare e di essere di un individuo o di un gruppo per superare il gap esistente fra competenze che è necessario possedere e competenze già possedute dal singolo, adeguandole poi alle caratteristiche della struttura organizzativa e alle modalità di lavoro aziendali.

Le attività di team building, team o group coaching e coaching individuale sono strumenti potenti in grado di supportare il manager da una parte e, dall’altra, di favorire un certo grado di consapevolezza e capacità di autovalutazione nel singolo o nel gruppo, apportando un sensibile e positivo cambiamento nelle dinamiche comportamentali e lavorative.

Insomma, quando tutti gli ingranaggi sono ben oliati, la macchina – se non alla perfezione – può funzionare al meglio.

 

 

 

 

 

 

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